Nuove frontiere del diritto

È possibile assumersi la responsabilità di decisioni vincolanti su temi come la bioetica, la lotta al crimine, la tutela della salute mentale in un universo che sembra affidare all'apparato tecnico-scientifico la risposta ad ogni tipo di problema? Che spazio rimane per i giudizi di valore in un mondo affidato alla Tecnica? È possibile dopo la «crisi dei fondamenti» e il declino della fiducia nella capacità della ragione, avere accesso alla verità, formulare «concetti» come «equità», «giustizia», «solidarietà»? Se non vi è più polis, ma solo civitas, e se il calcolo economico è sempre più la sola misura dei «sentimenti dell'al di qua», come si fa a discutere di sfera pubblica, di bene pubblico e di istituzioni? Nel mondo di Internet e delle autostrade informatiche che senso ha parlare di «dialogo» (la grande invenzione di Platone come compromesso fra scrittura e oralità) e di «comunità della comunicazione» (Habermas)? Questi ed altri interrogativi sono alla base di uno stimolante dibattito che chiama in causa i filosofi italiani, i quali nei loro libri e nelle loro riflessioni si sono misurati con i grandi problemi del nostro tempo, per invitarli a discutere con teorici del diritto e giuristi. Luigi Alfieri, Guido Alpa, Augusto Barbera, Remo Bodei, Agostino Carrino, Alfonso Catania, Fabio Ciaramelli, Francesco D'Agostino, Mario Dogliani, Roberto Esposito, Luigi Ferrajoli, Natalino Irti, Giacomo Marramao, Eugenio Mazzarella, Bruno Montanari, Salvatore Natoli, Gianluigi Palombella, Eligio Resta, Emanuele Severino, Carlo Sini.