Sapere 4/2019
Le Ande tra Cile e Bolivia
di Alina Polonia
La foto-identificazione dei cetacei nel golfo di Taranto
di Rosalia Maglietta e Carmelo Fanizza
Dalle case fossili alle case rinnovabili: una rivoluzione necessaria
di Gianluca Ruggieri e Paolo Zangheri
L'incredibile biodiversità degli spermatozoi
di Eliana Pintus e José Luis Ros-Santaella
Il calendario gregoriano e i dieci giorni scomparsi dalla storia
di Francesco Vizza
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9788822094384
fascicolo:
Sapere - numero 4
anno:
2019
mese:
luglio-agosto
Gli articoli
EDITORIALE
Raffreddamento artificiale
di Nicola Armaroli
SATELLITE
news a cura di Valentina Tudisca
ARTICOLI
GEOLOGIA
Le Ande tra Cile e Bolivia
di Alina Polonia, fotografie di Valerio Parma
BIOLOGIA MARINA
La foto-identificazione artificiale dei cetacei nel golfo di Taranto
di Rosalia Maglietta e Carmelo Fanizza
DECARBONIZZAZIONE
Dalle case fossili alle case rinnovabili: una rivoluzione necessaria
di Gianluca Ruggieri e Paolo Zangheri
BIOLOGIA RIPRODUTTIVA
L’incredibile biodiversità degli spermatozoi
di Eliana Pintus e José Luis Ros-Santaella
STORIA DELLA SCIENZA
Il calendario gregoriano e i dieci giorni scomparsi dalla storia
di Francesco Vizza
SCIENZA A SCUOLA
PlayDecide: un esperimento di comunità scientifica
di Francesca E. Magni
STORIE DI SCIENZA
“Pettinare” gli atomi: la storia di Giulio Natta
di Vincenzo Palermo
RUBRICHE
FISICA? UN GIOCO
La fisica del biliardo
di Federico Benuzzi
SPAZIO ALLA SCUOLA
Dai un nome al pianeta Hd 102195b!
di Stefano Sandrelli
LA FORMULA
Una questione di base
di Tommaso Castellani
INNOVAZIONE 4.0
Aperti per visite
di Antonella Del Rosso
PROTEINE OPERAIE
L’incantesimo del sangue
di Massimo Trotta
COSCIENZIAT@
Sapere responsabile
di Marco Cervino e Cristina Mangia
MOLECOLE IN CUCINA
Sanguinaccio nota a nota
di Hervé This
HOMO MATHEMATICUS
Matematica in giardino
di Roberto Natalini
NUMERI IN GIOCO
Farmaco o placebo?
di Ennio Peres
L’ISTINTO MUSICALE
Suonala ancora, Sam
di Philip Ball
SCIENZA LIGHT
LIBRI
IL RACCONTO
Il lato oscuro dell’accelerazione
di Silvano Gregoli
BUFALE E MISTERI
Il più grande mistero: la coscienza
di Monica Marelli
SCIENZA DA TAVOLO
Dominant Species: Marine
di Marco Signore
GRAPHIC NOVEL
Snyder e la malattia di Huntington
di Luna Montatore
LA MAPPA
Vaccinofobia?
Raffreddamento artificiale
Nicola Armaroli
L’accordo firmato a Parigi nel 2015 da 195 nazioni per mantenere sotto i 2 °C l’aumento di temperatura globale è già un sogno: dovremmo diminuire da subito le emissioni di anidride carbonica (CO2) e non lo stiamo facendo.
Senza piani concreti per eliminare la malattia, torna periodicamente alla ribalta l’ipotesi di mascherarne i sintomi: abbassare artificialmente la temperatura della Terra riducendo la quantità di radiazione solare che raggiunge il pianeta. L’idea è confortata da un “esperimento naturale”: l’eruzione del vulcano Pinatubo (Filippine) nel 1991. Il cataclisma immise in atmosfera circa 20 milioni di tonnellate di biossido di zolfo (SO2) che in gran parte si trasformarono in solfati, creando uno schermo di particelle sospese che riflessero nello spazio parte della radiazione solare. Per questo effetto, nel biennio successivo, la temperatura media globale si abbassò di circa 0,5 °C. E non fu la prima volta: ciò che successe nel 1816, il famoso anno “senza estate”, fu in gran parte causato da tre grandi eruzioni avvenute nei mesi precedenti.
Oggi l’idea sarebbe quella di immettere intenzionalmente SO2 in atmosfera con aerei, palloni aerostatici o altri variegati accorgimenti. Se il piano vi suona degno di un B-Movie di fantascienza, pensate che c’è chi propone di stimolare la produzione di nubi artificiali sugli oceani o collocare un enorme schermo riflettente a 1,5 milioni di km dalla Terra. Esistono altre proposte di cosiddetta geoingegneria (termine improprio ma molto diffuso) che contemplano la manipolazione di altre porzioni della biosfera. Un classico è la fertilizzazione degli oceani con fosforo, azoto o ferro per favorire la crescita della vegetazione marina e, di conseguenza, un maggiore assorbimento di CO2 da parte degli oceani.
L’idea di fare esperimenti su scala planetaria per controbilanciare il più grande esperimento fuori controllo di tutti i tempi (l’immissione sconsiderata di CO2) porrebbe sfide tecniche colossali, che però impallidiscono di fronte alle questioni etiche, politiche ed economiche. Innanzitutto occorrerebbe protrarre il rilascio di SO2 in atmosfera per secoli, ma nessuno può garantire che l’umanità possa permettersi uno sforzo di questa durata. Se il lavoro fosse interrotto bruscamente, potrebbe verificarsi un aumento shock delle temperature, con conseguenze imprevedibili. E cosa accadrebbe se un raffreddamento naturale si sovrapponesse a quello artificiale, a seguito di un cataclisma vulcanico? Ma soprattutto: in un mondo fragile e globalizzato, chi governerebbe azioni che possono influenzare il clima e l’ambiente e, per questo motivo, possono essere potenzialmente utilizzate come armi? Dal 1977 esiste una convenzione internazionale sul divieto dell’uso di tecniche di modifica ambientale a fini militari e ostili (ENMOD). Ma sinora vi hanno aderito solo 76 Paesi.
Eppure le tecniche di geoingegneria, pur da ultima spiaggia, hanno un pregio innegabile: sono le uniche che potrebbero ridurre gli effetti del riscaldamento globale con effetto quasi immediato. Proprio per questo motivo tornano periodicamente alla ribalta e oggi sono guardate con interesse dai Paesi più poveri, cioè più vulnerabili al dramma del riscaldamento globale.
Mentre il clima muta sempre più velocemente e le scelte si fanno ogni giorno più complesse e urgenti, c’è chi si ostina a chiudere gli occhi davanti alla malattia. Un gruppo di “uomini di scienza” ha appena inviato al Parlamento italiano un documento nel quale si afferma che la mano dell’uomo nel riscaldamento globale è una “congettura”. In pratica, questi sono convinti che sia in corso un gigantesco complotto mondiale orchestrato da una banda di cialtroni che si spacciano per scienziati del clima.
Senza scomodare l’etica e la credibilità scientifica, c’è da chiedersi che fine abbia fatto il senso del ridicolo.