Sapere 3/2016
Cibo, energia, futuro: opinioni a confronto
a cura di Franco Miglietta
Acqua e cibo: un’interazione complessa
di Mauro Centritto
Microrganismi, cibo e ambiente
di Carlotta De Filippo
Alimentazione come terapia
di Laura Teodori e Luigi Campanella
Pianificazione alimentare durante lo sforzo bellico
di Roberto Reali
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9788822094193
fascicolo:
Sapere - numero 3
anno:
2016
mese:
maggio-giugno
Gli articoli
EDITORIALE
Pensieri in volo
di Nicola Armaroli
GUEST EDITORIAL
Rilanciare la ricerca agro-alimentare
pubblica italiana
di Franco Miglietta
SATELLITE
news a cura di Valentina Tudisca
ARTICOLI
POLITICHE ALIMENTARI
Cibo, energia, futuro: opinioni a confronto
a cura di Franco Miglietta
SCIENZE AGRARIE
Acqua e cibo: un’interazione complessa
di Mauro Centritto
BIOLOGIA
Microrganismi, cibo e ambiente
di Carlotta De Filippo
GENETICA
Alimentazione come terapia: dall’ipotesi all’evidenza scientifica
di Laura Teodori e Luigi Campanella
STORIA DELL’ALIMENTAZIONE
Pianificazione alimentare
durante lo sforzo bellico
di Roberto Reali
SCIENZA A SCUOLA
La chimica del cavolo
di Francesca Italiano
STORIE DI SCIENZA
Microonde, dalla guerra ai pop-corn
di Vincenzo Palermo
RUBRICHE
HOMO MATHEMATICUS
La formula del pollo arrosto
di Roberto Natalini
LA FORMULA
Un equilibrio alimentare
di Tommaso Castellani
TERRA, TERRA!
La geologia del vino
di Alina Polonia
MOLECOLE IN CUCINA
I liebig
di Hervé This
[email protected]
Aggrediti dal cibo
di Marco Cervino e Cristina Mangia
SPAZIO ALLA SCUOLA
Un invito a cena
di Stefano Sandrelli
PROTEINE OPERAIE
Il rumore dei fagioli
di Massimo Trotta
L’ISTINTO MUSICALE
La musica è il cibo del cervello?
di Philip Ball
SCIENZA LIGHT
LIBRI
IL RACCONTO
Fusilli elettromagnetici
di Francesco Paloschi
BUFALE E MISTERI
La bufala del microonde
di Monica Marelli
DISSAPERI
La grande abbuffata (di insetti)
di Stefano Pisani
GRAPHIC NOVEL
Hervé This: un chimico in cucina
di Vittoria Ricci
LA MAPPA
Legumi nel mondo
Pensieri in volo
Nicola Armaroli
Rinnovando l’iscrizione alla Società Chimica Americana, ho ricevuto in omaggio una tazza da colazione decorata con un simbolo chimico; il pacco è arrivato dalla Nuova Zelanda, la tazza è stata fabbricata in Cina. Riassumendo: un chimico che lavora in Europa si iscrive a una società con sede in America, ricevendo in omaggio un oggetto fabbricato in Asia e spedito dall’Oceania.
Onestamente, non ho capito perché l’Oceania sia entrata in questa baraonda geografica in qualità di spedizioniera. Sta di fatto che, nel tempo, il valore affettivo della mia tazza è cresciuto: da un lato mi ricorda ogni giorno le storture della globalizzazione, dall’altro mi aiuta a tenere ordine in ufficio, raccogliendo con discrezione una piccola parte delle biro che intasco compulsivamente nelle stanze d’albergo.
Passando a simboli e strumenti di globalizzazione più seri, un posto d’onore spetta certamente all’aeroplano. Il primo volo passeggeri commerciale (due posti, pilota incluso) ebbe luogo nel 1914 in Florida e durò 23 minuti. Mentre scrivo queste righe, sto volando tra Buenos Aires e Londra su un B777 che trasporta 250 persone e rimarrà in volo per quasi 13 ore. Prima ho chiacchierato con mia moglie a Bologna, utilizzando la connessione WiFi di bordo.
Il trasporto aereo ha raggiunto standard di sicurezza ineguagliabili e rappresenta uno dei maggiori successi tecnologici di sempre: statisticamente, una persona dovrebbe prendere un aereo tutti i giorni per 123 000 anni (circa 24 volte la durata della civiltà umana) prima di incorrere in un incidente mortale. Molti velivoli a lunghissimo raggio (anche questo) non hanno più quattro motori: per garantire la massima sicurezza ne bastano due. Naturalmente, tutto questo non serve a convincere milioni di persone terrorizzate all’idea di volare su un colosso metallico rivettato. E soprattutto non racconta l’altra parte della storia: l’impatto ambientale del trasporto aereo è destinato inesorabilmente ad aumentare, poiché il miglioramento dell’efficienza e la riduzione delle emissioni nei velivoli più moderni non compensa l’aumento dei passeggeri. Molti aeroporti sono prossimi alla saturazione e si pianificano ampliamenti e nuovi scali. Ma il problema più serio è un limite fisico. L’unico modo per alzare in volo giganti da centinaia di tonnellate, stracarichi di persone, valigie, cibo, merce e carburante – e tenerli in quota per ore a oltre 50° sottozero – è utilizzare combustibili liquidi. In futuro forse potremo usare carburanti sintetici ottenuti con l’energia solare, ma il traguardo è lontano.
In questo momento sto sorvolando il margine sud-orientale della foresta amazzonica, a 11 000 metri di quota. Proprio laggiù, negli ultimi 30 anni, è stato sferrato l’attacco più devastante al maggiore polmone del pianeta. La foresta è stata abbattuta o incendiata per ampliare i pascoli e aumentare le superfici agricole. Non sempre il risultato è appagante: quel suolo, spesso mal gestito, risulta coltivabile solo per brevi periodi. Questo innesca una spirale perversa di ulteriore distruzione della foresta pluviale, i cui effetti sul clima terrestre e la biodiversità, nel medio e lungo periodo, sono relativamente facili da prevedere, anche se difficili da quantificare con precisione.
A meno di eventi catastrofici come pandemie, da qui al 2050 dovremo mettere a tavola, tutti i giorni, più volte al giorno, altri due miliardi di persone: l’equivalente di una Cina e mezzo in più. È possibile farlo senza compromettere in modo irreversibile la stabilità della biosfera?
In questo numero tematico, abbiamo cercato di rispondere a questa difficile domanda. Come sempre, con l’aiuto di grandi scienziati italiani.
Buona lettura a tutti, e grazie a Franco Miglietta, che ha curato questo numero speciale.