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Gareth Southwell

Gareth Southwell è filosofo e scrittore, da anni impegnato nella divulgazione della filosofia a tutti i livelli.

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Gareth Southwell -

50 grandi idee filosofia della scienza

Traduzione di Vito Carrassi

Una panoramica completa ed essenziale su idee, teorie e controversie filosofiche che, nel corso dei secoli, hanno influenzato e modellato il mondo della scienza.

Collana: 50 grandi idee
ISBN: 9788822068835
Anno: 2019
Mese: aprile
Formato: 17 x 20 cm
Pagine: 208
Tag: Scienza Filosofia Filosofia della scienza Epistemologia Fisica Storia della scienza

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Descrizione

Nata da una costola della filosofia, la scienza ha percorso un lungo cammino prima di emanciparsi e assumere una propria identità. I suoi successi sono sotto i nostri occhi ogni giorno e si può ben dire che la modernità è segnata dal trionfo della scienza su ogni altro tipo di conoscenza, compresa quella filosofica.
Eppure, oggi più che mai, ci accorgiamo di come non si possa fare a meno della filosofia per ragionare e riflettere sulla scienza.
Quali sono, se ci sono, i limiti oltre i quali la scienza non è in grado di spingersi nella conoscenza dell’Universo? In che modo la scienza modifica l’ambiente in cui viviamo e quanto è legittimata a farlo? E quali sono le implicazioni etiche di ricerche e trattamenti che indagano sui meccanismi più profondi della vita umana?
In termini chiari e accessibili, questo libro tratta temi e problemi filosofici che sono basilari per comprendere la natura e la pratica della scienza: apparenza e realtà, conoscenza e dimostrazione, razionalismo ed empirismo, realismo e antirealismo, metafisica, utopia, intelligenza artificiale e tanto altro ancora.

Indice

Introduzione - I FONDAMENTI DELLA SCIENZA - 01 Filosofia naturale - 02 Apparenza e realtà - 03 Conoscenza - 04 Dimostrazione - 05 Il linguaggio della matematica - 06 Esperimento e osservazione - 07 Induzione eliminatoria - METODI E SCUOLE DI PENSIERO - 08 Razionalismo - 09 Meccanicismo - 10 Empirismo - 11 Il problema dell’induzione - 12 Il metodo newtoniano - 13 Il demone di Laplace - 14 Il rasoio di Ockham - 15 Materialismo - 16 Realismo - 17 Teleologia - 18 Scetticismo - 19 Idealismo - 20 Scienza ed etica - 21 Positivismo - 22 Vitalismo -SCIENZA, CULTURA E SOCIETÀ - 23 Scienza e utopia - 24 Falsificazione - 25 Scienza e Dio - 26 Abduzione - 27 Metafisica - 28 Intelligenza artificiale - 29 Pragmatismo - 30 L’ipotesi Gaia - 31 La tesi di Duhem-Quine - 32 Creazione - 33 Caos - IL DIBATTITO CONTEMPORANEO - 34 Cambiamenti di paradigma - 35 Fenomenismo - 36 Generi naturali - 37 Programmi di ricerca - 38 Antirealismo - 39 Riduzione - 40 Sottodeterminazione - 41 Guerre scientifiche - 42 Scienza e genere - 43 Incompletezza - 44 Anarchismo epistemologico - 45 Sopravvenienza - 46 Spazio non euclideo - 47 Indeterminazione - 48 Kant e i limiti della conoscenza - 49 Relatività ristretta - 50 Scienza e fenomenologia - Glossario - Indice analitico

Brano

Il demone di Laplace

Il successo della rappresentazione meccanicistica dell’Universo, introdotta da Galileo e Descartes e sviluppata in maniera così spettacolare da Newton, sfociò in un’epoca di grande ottimismo scientifico. Gli scienziati del XVIII secolo pensavano che tutte le leggi di natura sarebbero state scoperte, era solo questione di tempo. Teisti come Newton avevano lasciato uno spazio a Dio e a un suo eventuale intervento, ma perché avrebbe dovuto intervenire? Nella sua onniscienza e onnipotenza, il divino artefice aveva creato una macchina che non richiedeva manutenzione. L’Universo di Newton funzionava come il meccanismo di un orologio.

L’onniscienza degli scienziati Dato che si poteva non tener conto dell’intervento divino, le leggi di natura potevano essere considerate complete e immutabili. In realtà, ci si poteva addirittura chiedere se Dio era proprio necessario. Si narra che, nel presentare una delle sue opere all’imperatore Napoleone, Pierre- Simon de Laplace (1749-1827), grande fisico e astronomo newtoniano francese, alla domanda su quale ruolo avesse assegnato a Dio, abbia risposto: «Sire, non ho avuto bisogno di questa ipotesi». Che tale scambio di battute ci sia stato veramente o meno, esso riassume fedelmente il mutamento culturale che allora si stava verificando.

Ironicamente, malgrado le loro convinzioni religiose, sia Newton che Descartes avevano preparato il terreno per una visione totalmente secolarizzata dell’Universo. Per quanto Dio fosse ancora un’«ipotesi» richiesta per dar conto dell’ideazione di quell’Universo o per spiegare la sua effettiva origine, la scienza disponeva adesso degli strumenti per iniziare a mettere in discussione anche tale credenza.

Comunque, oltre che far pensare a un’emancipazione della scienza dalla divinità, le leggi invariabili e regolari dell’Universo newtoniano indicavano che gli scienziati potevano, in teoria, prevedere l’esito di ogni evento. Come è noto, Laplace accennò a questa possibilità servendosi di un esperimento mentale. Immaginate, egli diceva, che esista un’intelligenza che sia in grado di conoscere non solo tutte le leggi che governano l’Universo, ma anche tutti i possibili dati riguardanti le più piccole particelle di materia. Se una tale intelligenza fosse inoltre tanto potente da analizzare questi dati, allora «nulla sarebbe incerto per essa e l’avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi» (Saggio filosofico sulle probabilità).

Questo esperimento mentale è passato alla storia come il «demone di Laplace», non perché sia in qualche modo demoniaco o maligno (anche se, riflettendoci, potremmo essere tentati di pensarlo!), ma in virtù del significato originario della parola «demone», che designava uno spirito o un’intelligenza soprannaturale. Piuttosto che una possibilità, quindi, esso rappresenta una dichiarazione di principio: qualunque cosa avvenga nell’Universo è il risultato di precedenti cause, che a loro volta determinano gli eventi futuri. Non potremo mai raggiungere quella conoscenza divina che ci permetterebbe di conoscere tutto e di prevedere il corso dell’Universo, ma più conosciamo, più precise diverranno le nostre previsioni.

Determinismo scientifico Questo paradigma generale è noto come determinismo scientifico o causale e logicamente ha avuto un grande impatto, non solo nell’ambito delle scienze naturali, ma anche nella visione scientifica della natura umana. Se accettiamo il materialismo – cioè che nell’Universo ci sono soltanto particelle fisiche, forze e leggi che le governano – allora tali princìpi governano anche il comportamento umano. Puoi credere di scegliere liberamente certe cose, ma poiché i tuoi pensieri e le tue azioni non sono altro che il risultato di processi fisici che avvengono nel cervello, allora le tue decisioni e le tue motivazioni vanno rintracciate in cause che sfuggono al tuo controllo. In breve, per quanto tu possa pensarla altrimenti, in realtà non hai il libero arbitrio. Il «demone di Laplace» saprebbe ciò che stai per fare molto prima che tu lo faccia.

Il determinismo non è una novità. Gli stoici dell’antica Grecia e di Roma credevano che il fato governasse le nostre vite, indipendentemente da ogni nostro sforzo. C’è poi la predestinazione religiosa, giacché l’idea di un Dio onnipotente e onnisciente implica una divina prescienza di tutti gli eventi, incluse le azioni umane. Eppure il determinismo scientifico è forse più facile da accettare (in un certo senso), in quanto non richiede di credere in Dio né al fato, ma solo di ammettere che l’Universo consiste unicamente di materia ed è soggetto a leggi fisiche invariabili.

Forse, però, le cose non sono così semplici. A lungo gli scienziati hanno concordato sul fatto che la materia e le forze che la governano siano tutto ciò che esiste, ma gli sviluppi più recenti sembrano aver messo in discussione l’idea che la natura sia sempre prevedibile. In primo luogo, le sconcertanti scoperte della fisica quantistica indicano che, ai livelli più elementari della materia, l’Universo è indeterminato. Ne consegue che c’è una dose di casualità in ciò che accade. Ma questo non restituirebbe agli esseri umani il loro libero arbitrio; a meno che tale indeterminazione non sia legata alla scelta, le nostre azioni continuano ad essere causate da eventi precedenti. In secondo luogo, c’è l’idea che i sistemi ordinati possono mostrare un comportamento «caotico», dovuto alla presenza di variabili che sono troppo piccole per essere misurate. Ci occuperemo di questi sviluppi a tempo debito, ma entrambi sembrano far vacillare il sogno di Laplace di una predizione onnisciente.

Rassegna Stampa

24 giugno 2019	Convenzionali WordPress.com
26 giugno 2019	La Gazzetta del Mezzogiorno
01 ottobre 2019	Leggere Tutti

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